L’Alleanza Contro la Povertà ha pubblicato i primi risultati di una ricerca, condotta da esperti e docenti universitari, sull’evoluzione della povertà in Italia a seguito della pandemia di Covid-19 e le conseguenti proposte di policy. La ricerca è divisa in quattro sezionii: Efficacia del RdC ed equità orizzontali; l’implementazione dei percorsi d’inclusione nel RdC; come affrontare attraverso l’RdC l’impatto della pandemia sui lavoratori e come evitare la trappola di povertà nel Reddito di Cittadinanza. Nell’articolo che segue approfondiremo l’aspetto che riguarda l’implementazione dei percorsi d’inclusione nel RdC.
Questa sezione della ricerca è in una fase intermedia e verrà completata nei prossimi mesi attraverso un’apposita analisi territoriale. Si è finora basata su alcune interviste effettuate a Sevizi sociali, Servizi per l’impiego e Patronati, con l’obiettivo di evidenziare eventuali criticità nell’implementazione del RdC che ne limitano l’efficacia e impediscono l’accesso e l’effettiva fruizione da parte dei destinatari, a partire dalla fase di presentazione delle domande fino alle fasi successive dei percorsi di inserimento socio-lavorativo. Con riguardo alla presentazione della domanda sono state rilevate le seguenti criticità: mancanza di una valutazione preliminare di alcuni requisiti di accesso con rischio di dover restituire il beneficio in un secondo tempo; difficoltà nel reperimento dei documenti per la presentazione della domanda; incapacità di presentare la domanda per i soggetti particolarmente vulnerabili; problemi nell’utilizzo degli strumenti informatici (SPID ecc.). Tali criticità potrebbero facilmente essere affrontate qualora fossero reintrodotti i punti unici di accesso previsti per il Rei.
Con riguardo all’indirizzamento automatico dei beneficiari, l’analisi ha portato in evidenza i seguenti aspetti che sottolineano i limiti di tale meccanismo: il rischio che il disagio sociale non sia adeguatamente riconosciuto poiché spesso i navigator non hanno le competenze professionali per riconoscerlo e richiedere l’ausilio dei servizi sociali; i rapporti tra servizi sociali e Centri per l’impiego (Cpi) mostrano di essere assai variegati sul territorio; l’implementazione dei Cpi non è stata sufficiente alla gestione delle richieste pervenute. Questi elementi fanno ritenere che possa essere assai utile la reintroduzione dell’analisi preliminare del nucleo beneficiario in modo da valutare adeguatamente i suoi bisogni multidimensionali. Dal lato dei Patti per il lavoro, oltre ad esserci il problema di una sostanziale assenza di domanda di lavoro soprattutto nelle regioni meridionali, le principali criticità hanno riguardato principalmente gli strumenti previsti quali l’Assegno di ricollocazione ed i patti di formazione, che sono risultati talvolta scarsamente utilizzati e talvolta sovrapponibili a misure regionali già esistenti. Ci sarebbe poi la necessità di una formazione generale anche orientata alla padronanza degli strumenti informatici sia di una formazione più specifica, basata sulle necessità che emergono dal tessuto produttivo locale.
Il problemi relativi ai PUC sono stati determinati sia dalla loro difficoltà di attivazione, sia dall’interazione con le risorse e le possibilità organizzative messe in campo dai Comuni, che differiscono grandemente sul territorio, sia dai possibili rischi di spiazzamento di alcune attività legati ad un loro scorretto utilizzo da parte degli enti locali, sia infine dal coinvolgimento dei beneficiari, che non dovrebbe essere concepito in maniera vincolante nell’ambito delle più generali condizionalità. Una possibile soluzione a riguardo, che potrebbe limitare anche l’effetto spiazzamento, potrebbe essere di rendere volontari i PUC secondo una logica basata sull’empowerment e capacitazione dei soggetti più fragili. La nostra analisi mostra che occorrerebbe inoltre promuovere l’utilizzo integrato delle banche dati degli enti coinvolti nell’implementazione del RdC (INPS, Regioni, Comuni, GEPI, MyAnpal) correggendo l’attuale scarsa interrelazione tra le diverse piattaforme utilizzate, nonché rafforzare la governance multilivello del RdC per favorire il coordinamento degli interventi e contenere le eterogeneità territoriali.
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