Com’è cambiata la povertà dopo l’inizio della Pandemia e qual è stato il ruolo del Reddito di Cittadinanza per tamponare l’emergenza? L’Alleanza Contro la Povertà ha pubblicato i primi risultati di una ricerca, condotta da esperti e docenti universitari, sull’evoluzione della povertà in Italia a seguito della pandemia di Covid-19 e le conseguenti proposte di policy. La ricerca è divisa in quattro sezionii: Efficacia del RdC ed equità orizzontali; l’implementazione dei percorsi d’inclusione nel RdC; come affrontare attraverso l’RdC l’impatto della pandemia sui lavoratori e come evitare la trappola di povertà nel Reddito di Cittadinanza. Nell’articolo che segue approfondiremo l’aspetto che riguarda l’efficacia del RdC ed equità orizzontali.
L’analisi condotta in questa sezione approfondisce ed aggiorna sulla base dei nuovi dati a disposizione una parte delle richieste già effettuate dall’Alleanza riguardanti le modifiche dei parametri del RdC volte a favorire una più ampia ed efficace copertura del medesimo nei confronti dei bisogni delle famiglie in povertà. Si fa inoltre una disamina delle possibili interazioni tra il RdC e l’Assegno Unico e Universale per il sostegno ai figli, la cui introduzione è prevista il prossimo anno, sulla base di alcune ipotesi emerse recentemente.
Anche dagli ultimi dati Istat emerge chiaramente la necessità di sostenere le famiglie con figli minori, in particolare se numerose, e quelle composte da stranieri, per le quali i parametri ed i vincoli dello strumento in campo non risultano a nostro parere adeguati.
Dall’analisi e dalle simulazioni effettuate emerge che la prima richiesta dell’Alleanza, ovvero quella di sostituire l’inadeguata scala di equivalenza del RdC, penalizzante per i minori, con quella dell’Isee eliminando l’attuale tetto che sfavorisce le famiglie numerose, determinerebbe un ampliamento della platea dei beneficiari di 395mila famiglie e avrebbe un costo di 3,2 miliardi, una cifra tutto sommato raggiungibile in una fase di emergenza economica quale quella in cui siamo, e determinerebbe un significativo calo dell’indice di povertà (-2,31 punti percentuali).
Il passaggio alla scala di equivalenza dell’Isee, oltre ad essere migliorativo dal punto di vista dell’equità e dell’inclusione, è l’unico in grado di omogeneizzare la determinazione del Rdc rispetto ad un unico indicatore di riferimento, l’Isee, i cui elementi vengono già utilizzati sia come soglia complessiva che nel calcolo reddituale. La nostra analisi, tuttavia, fornisce anche utili fattori per raggiungere eventualmente l’obiettivo indicato in maniera graduale: il semplice aumento del peso dei minori nell’attuale scala di equivalenza del RdC (da 0,2 a 0,4), con l’eliminazione del tetto massimo, accrescerebbe la platea dei beneficiari di 81mila famiglie con un costo inferiore al miliardo; mentre la sola eliminazione del tetto, che tuttavia andrebbe esclusivamente in favore delle famiglie numerose, incrementerebbe la platea di sole 7mila famiglie e avrebbe un costo pari a circa 100 milioni.
Per quanto riguarda l’accesso degli stranieri, la nostra richiesta è di eliminare il discriminatorio vincolo di residenza di 10 anni, riportandolo sul più ragionevole livello di 2 anni previsto dalla precedente misura di sostegno minimo al reddito. Quest’intervento determinerebbe un significativo incremento delle famiglie beneficiarie (pari a 150 mila) a fronte di un costo tutto sommato contenuto, pari a circa 900 milioni di euro, con un sensibile calo dell’indice di povertà (-1,99 punti percentuali). Anche in questo caso, la nostra analisi mostra che un passaggio più graduale verso i 5 anni determinerebbe un aumento comunque assai sensibile delle famiglie beneficiarie (+98mila), con un costo contenuto al di sotto dei 600 milioni di euro.
È verosimile supporre che buona parte degli stranieri che verrebbero inclusi nelle nostre ipotesi si sarà dovuta rivolgere in questi mesi verso il Rem, che prevede requisiti anagrafici assai meno stringenti, così come verso questo strumento temporaneo ed incondizionato hanno dovuto rivolgersi alcune famiglie che, pur presentando la maggior parte dei requisiti entro i vincoli richiesti, disponevano di un patrimonio mobiliare che superava magari anche di poco la soglia prevista nel RdC (anch’essa più stringente di quella del Rem). Le nostre analisi infatti mostrano che tale soglia risulta la seconda ragione di selezione, dopo quella reddituale (e la prima per coloro che rispettano quella reddituale) per le famiglie che presentano un Isee al di sotto dei 9.360€ richiesti. Questo vincolo già di per sé troppo stringente, poiché tarato su una misura (il Rei) che si rivolgeva ad una platea più povera e che prevedeva benefici assai inferiori, è risultato particolarmente inopportuno nel periodo pandemico. L’Alleanza propone già da tempo di allentare il vincolo aggiuntivo sul patrimonio mobiliare, ma una possibile soluzione emersa da questi primi risultati analitici (che contemplano una partizione fine degli esclusi) potrebbe essere quella di renderlo più flessibile, prevedendo magari un innalzamento della soglia limitato per includere coloro che sono poco sopra il margine o un meccanismo che preveda un suo ulteriore allentamento legando requisito di accesso e importo del beneficio alla combinazione fra reddito e patrimonio, in modo da farlo risultare escludente in misura graduale. Non riteniamo in questa fase dell’analisi di poter fornire i dettagli di questa richiesta, poiché i relativi calcoli sono in fase di elaborazione.
L’ultima analisi quantitativa condotta sui meccanismi di calcolo del RdC riguarda la possibile interazione con l’assegno unico e universale (AUUF) di prossima introduzione. In questo caso si tratta di un’analisi che al momento non può che essere parziale, giacché la struttura del nuovo assegno non è ancora stata delineata. L’Alleanza ci tiene innanzi tutto a sottolineare che l’AUUF non deve entrare nel reddito ai fini Isee necessario per la determinazione del RdC. Le due misure dovrebbero restare separate e l’importo del nuovo assegno dovrebbe dunque aggiungersi al RdC anche perché, come evidenziato sopra, tale misura non determina un sostegno minimo adeguato nel caso delle famiglie con minori. Esprimiamo perplessità anche sull’ipotesi adottata per la “misura ponte” temporanea di recente approvazione (DL 79/2021), che prevede un sostegno aggiuntivo solo parziale legato al nuovo assegno a fronte di una sottrazione della quota del RdC dovuta ai minori. Ci sembra che tale soluzione crei una serie di complicazioni nella gestione congiunta delle due misure, nonché un’iniquità orizzontale rispetto ai beneficiari, che tra l’altro se percettori di RdC risulterebbero “premiati” in misura inversa rispetto alla loro situazione reddituale, mantenendo i vincoli di spesa e di prelievo del RdC anche sulla somma a sostegno dei minori a differenza degli altri percettori. Vorremmo che l’inadeguatezza del RdC nei confronti delle famiglie con minori fosse corretta, come illustrato, innanzitutto attraverso un aggiustamento della scala di equivalenza e solo in tal caso potrebbe poi essere presa in esame una diversa fruizione dell’AUUF.
Documenti da Scaricare
(.pdf, 654,61 KB)