Rosangela Lodigiani: «Contrastare la povertà non è solo una questione di reddito»

Rosangela Lodigiani: «Contrastare la povertà non è solo una questione di reddito»

Intervista a Rosangela Lodigiani, professoressa di sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2020 è membro del Comitato scientifico dell’Alleanza contro la povertà. 

Cosa ha rappresentato l’introduzione del Reddito di Cittadinanza per l’Italia? 

Il primo punto di svolta per il contrasto alla povertà nel nostro Paese è stato il Rei, al culmine di un percorso iniziato anni addietro, a cui tra l’altro l’Alleanza ha ampiamente contribuito. La successiva introduzione del reddito di cittadinanza, che è subentrato al Rei dopo nemmeno un anno, ha fatto un passo in più. L’intento del Rdc non è solo quello di aggredire la povertà, in specie quella assoluta, ma di contrastare il rischio di povertà dovuto alla mancanza di lavoro. E per questo ha introdotto un più esplicito collegamento tra contrasto alla povertà e attivazione lavorativa. 

Ha ricordato l’Alleanza Contro la Povertà, qual è il suo ruolo?

Soprattutto all’inizio di sensibilizzazione e di pressione affinché il tema della povertà entrasse con decisione nell’agenda politica, di “voice e advocay” per dare voce e visibilità alle persone più vulnerabili, ai margini. Ma è un ruolo che si è sin da subito e sempre più qualificato per il contributo di proposta e miglioramento degli schemi di intervento. Lo aveva fatto con il Rei e lo sta facendo oggi con il RdC, che è una misura fondamentale e irrinunciabile ma certamente migliorabile.  Per esempio il Reddito di Cittadinanza, così com’è strutturato oggi non raggiunge pienamente la platea dei soggetti in povertà assoluta, non riesce a promuovere come vorrebbe l’integrazione sociale e lavorativa dei soggetti che si trovano in condizioni di povertà. Per questo l’Alleanza ha già portato all’attenzione pubblica proposte specifiche per migliorare, ricalibrare il RdC. Proposte che per esempio ridiscutono l’attuale scala di equivalenza che di fatto penalizza i nuclei numerosi. O ancora, che ridiscutono i requisiti di residenza per i beneficiari stranieri, anche questi troppo stingenti. Ma l’Alleanza sta puntando l’attenzione anche sulla questione della cumulabilità con il reddito da lavoro. La questione è come rendere compatibile il fatto che, in caso di bisogno, un soggetto continui a percepire il trasferimento dell’Rdc con l’eventuale e auspicabile ingresso nel mondo del lavoro, per evitare che l’essere percettore della misura diventi un disincentivo all’attivazione. Questo può servire anche per contrastare la povertà “da lavoro”, dovuta cioè a un lavoro troppo poco retribuito, che dà un reddito non sufficiente a sollevarsi dalla povertà. Sul ruolo dell’Alleanza aggiungo un altro aspetto, per me rilevante, che deriva dal fatto che si tratta di una realtà eterogenea, composita. Il pluralismo interno è un punto di forza perché consente di mettere meglio a fuoco il carattere multidimensionale della povertà, permette di ragionare sulle misure di intervento avendo chiaro quanto complessi siano i bisogni e diversificate e integrate debbano essere le risposte. 

La misura dovrebbe essere più finanziata? 

Certo, sarebbe importante, per rendere la misura più equa e per poter allargare la platea dei beneficiari. La pandemia ha ampliato le diseguaglianze, ha accresciuto il bisogno di sostegno del reddito, come l’Istat ha documentato. Si è allargata l’area della povertà e del disagio anche a soggetti e famiglie che non erano in difficoltà prima della pandemia. Servono sicuramente maggiori investimenti per rendere la misura capace di rispondere alla situazione attuale. Ma comunque non basterebbe ancora. 

Perché? 

Contrastare la povertà non è solo una questione di reddito. Non basta il trasferimento di risorse economiche. Occorre rafforzare le misure di accompagnamento e reinserimento sia sociale sia lavorativo, laddove possibile, dei soggetti, migliorare la valutazione delle situazioni di bisogno delle famiglie e la presa in carico…Investimenti più ingenti nella misura devono servire anche a questo.  

Tra pochi giorni sarà pubblicata la prima parte di una ricerca con l’obiettivo di restituire, dopo il primo anno di pandemia, un quadro chiaro di qual è la situazione oggi in Italia sul tema povertà… 

Sì, dobbiamo ragionare su uno scenario che è cambiato. E quindi anche le misure e le proposte per contrastare la povertà devono essere aggiornate. La ricerca analizza come la misura viene implementata dei territori, dove emergono grandi differenze, e indaga la relazione tra centri per l’impiego e servizi sociali. Affinché la misura sia realmente efficace c’è bisogno che queste due realtà lavorino insieme, modo sempre più integrato e coordinato in tutto il territorio nazionale.

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